Il 28 giugno Public parteciperà con Marco Cacciotto al convegno sul futuro dei sondaggi politici organizzato da Assirm. Porteremo la nostra esperienza sul campo, con l’obiettivo di evidenziare cosa serve a chi deve stabilire la strategia per vincere una campagna elettorale o condurre la comunicazione durante l’attività di governo/opposizione.
Public partecipa al Congresso Internazionale della AAPC che si terrà a Kyiv in Ucraina il 7 e 8 aprile. Parleremo della situazione italiana, dell’ascesa delle formazione populiste e anti-establishment in Europa e della possibile risposta dei partiti “mainstream”.
Italy’s mainstream parties are running scared. Prime Minister Matteo Renzi’s resignation means early elections are possible, with the anti-establishment Five Star Movement virtually tied with his Democratic Party in the polls (…) “The Italicum is the only electoral law which could hand Five Star a bullet-proof majority,” said Marco Cacciotto, a politics expert at Milan University.
Renzi and the rest of the establishment failed to spot Five Star coming. The Italicum was born of a deal between Renzi and former premier Silvio Berlusconi, who assumed their parties would be competing in a two-party system, as in the U.S. Then Five Star emerged to ruin their plans. “Renzi messed up,” said Cacciotto.
“How Italy’s Elite Plans to Stop the Populists: QuickTake Q&A”, Bloomberg, 6 dicembre 2016.
Il No appare in chiaro vantaggio nelle intenzioni di voto, per Renzi rimane ancora uno scenario possibile di vittoria, ma servirebbe una campagna in grado di mobilitare i propensi a votare sì (come driver di voto) ma non a recarsi alla urne e buona parte degli indecisi.
Su Il Fatto Quotidiano di oggi a pagina 6 i dati GPF ed una analisi di Marco Cacciotto
Nel prevedere l’esito delle elezioni statunitensi i sondaggi hanno sbagliato, ma meno di quanto è stato sostenuto a caldo. Alla fine Hillary Clinton ha prevalso nel voto popolare e il margine di errore dei sondaggi nazionali è stato inferiore a quattro anni fa (ma in quel caso Obama vinse). La vera debacle è stata quella della miriade di esperimenti predittivi (basati su algoritmi, medie dei sondaggi, analisi big data) nati sull’onda del successo di Nate Silver nel 2012.
I sondaggi non dovrebbero servire a dire “chi vince” (funzione oracolo), ma a dire “come vincere” (funzione strategica). Così, occupandosi di modificare il colore degli stati nelle cartine, ci si è dimenticati di analizzare in profondità altri “stati”, vale a dire gli stati d’animo dell’elettorato. Eppure che la “pancia” dell’elettorato fosse in ebollizione era evidente e sicuramente a conoscenza del quartier generale democratico, ma la candidata non è stata in grado di parlare a quelle persone e ha prevalso la voglia di cambiamento, la voglia di far pulizia a Washington che periodicamente ritorna nella storia americana. Servivano strumenti qualitativi e non solamente quantitativi.
I big data stanno cambiando le campagne elettorali ed anche la comunicazione delle aziende, ma non possono sostituire intuito e capacità di analisi qualitativa: segnali deboli e small data sono altrettanto importanti. Questa, dal lato della comunicazione e del marketing, potrebbe essere la vera lezione delle elezioni statunitensi.
Cosa ne pensate?